Cassa pensioni: con l’aliquota di conversione la rendita si riduce

Le rendite della cassa pensioni tendono a diminuire. A quanto ammonterà la rendita del secondo pilastro? La cassa pensioni calcola questo importo tramite l’aliquota di conversione: se questa scende, la previdenza privata diventa ancora più importante.

Lara Surber Foto
Lara Surber

19.01.2023

Una coppia sorridente di pensionati in bicicletta in un paesaggio autunnale.

iStock / kzenon

1.Aliquota di conversione: che cos’è?
2.In che misura si riduce l’aliquota di conversione?
3.Come colmare le lacune previdenziali?

1. Aliquota di conversione: che cos’è?

Il secondo pilastro si basa sul sistema di capitalizzazione. Ciò significa che ognuno risparmia l’avere di vecchiaia nella propria cassa pensioni, di cui beneficerà dopo il pensionamento.

L’avere di vecchiaia può essere riscosso sotto forma di rendita oppure convertito in capitale. Nel caso di riscossione sotto forma di capitale, le casse pensioni hanno l’obbligo di versare almeno un quarto dell’avere di vecchiaia. Il regolamento di molte casse pensioni prevede anche la riscossione di una quota più elevata, se non dell’intero patrimonio previdenziale risparmiato negli anni.

L’avere di vecchiaia non riscosso viene convertito in una rendita, ed è qui che l’aliquota di conversione entra in gioco. Attualmente, il tasso per la parte obbligatoria della cassa pensioni è del 6,8%. Questa percentuale, stabilita dalla legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP), definisce l’importo annuale della rendita.

Esempio: un avere di vecchiaia pari a 100’000 franchi, con un tasso di conversione del 6,8%, equivale a una rendita di 6’800 franchi all’anno.

Qui si può richiedere una consulenza gratuita per avere un’idea più concreta della propria pensione.

Consulenza previdenziale non vincolante

2. In che misura si riduce l’aliquota di conversione?

Alle condizioni di mercato attuali, una rendita annuale del 6,8% sul capitale previdenziale accumulato presuppone un’aspettativa di vita media di 17 anni dopo il pensionamento.

Tuttavia, oggi l’aspettativa di vita per gli uomini di 65 anni è di 20 anni, mentre per le donne di 23 anni: ecco perché molte casse pensioni chiedono un’ulteriore diminuzione dell’aliquota di conversioneSecondo i calcoli di comparis.ch, un’aliquota di conversione intorno al 5% sarebbe realistica.

Un’aliquota di conversione più elevata deve essere finanziata

Se la politica manterrà l’aliquota di conversione al di sopra del livello stabilito matematicamente, qualcuno dovrà pagare per le prestazioni eccessive versate ai pensionati. Attualmente a pagare sono i pensionati con le pensioni più cospicue e le persone attive professionalmente:

1. I nuovi pensionati con le pensioni più cospicue ricevono una rendita più bassa

L’aliquota di conversione legale si applica solo a redditi tra 22’050 e 88’200 franchi (dall’inizio del 2023). In questa fascia di reddito la cassa pensioni è tenuta a garantire l’aliquota di conversione prevista dalla legge.

Vi sono istituti che concedono prestazioni superiori a quelle minime previste dalla LPP, ad esempio, rinunciando alla soglia d’entrata o alla deduzione di coordinamento. In tal caso, si parla di previdenza sovraobbligatoria o pilastro 2b.

In questo caso ogni cassa pensioni può determinare l’aliquota di conversione liberamente. Nell’ambito del regime sovraobbligatorio alcune casse portano l’aliquota già al di sotto del 5% per essere ancora in grado di finanziare le prestazioni del regime obbligatorio.

2. La rendita dei contribuenti attivi si riduce

I lavoratori attivi riceveranno una rendita inferiore rispetto a quella effettivamente generata con il capitale versato nel corso degli anni. Nel 2019, infatti, 7,2 miliardi di franchi generati dagli assicurati attivi sono finiti nelle tasche dei pensionati.

Questo non sarebbe tuttavia consono al sistema, poiché le casse pensioni sono organizzate secondo la formula della capitalizzazione e non secondo quella della ripartizione applicata nel primo pilastro (AVS). Infatti, nell’AVS i giovani di oggi pagano per gli anziani di oggi.

3. Come colmare le lacune previdenziali?

La rendita è sufficiente per il proprio sostentamento una volta in pensione? Questa è una domanda che bisogna porsi.

Oggi la somma delle rendite del primo pilastro (AVS) e del secondo pilastro (cassa pensione) copre generalmente circa il 60% dell’ultimo reddito percepito. Di norma i pensionati necessitano di circa l’80% dell’ultimo salario percepito.

Con la riduzione dell’aliquota di conversione, un finanziamento del 60% tramite le rendite non è più possibile. Il divario tra le prestazioni pensionistiche e il fabbisogno economico reale, la cosiddetta lacuna previdenziale, rischia quindi di aumentare.

Tramite versamenti regolari nel terzo pilastro, i quali godono di agevolazioni fiscali, o versamenti nella cassa pensioni è possibile colmare le lacune previdenziali.

Qui sono disponibili maggiori informazioni su come colmare le lacune previdenziali.

Articolo pubblicato per la prima volta in data 25.11.2019

Altri articoli interessanti

10 consigli per il ritiro dei fondi di cassa pensione

24.07.2019

Pilastro 3a: quando e come iniziare a versare?

19.01.2023

Risparmiare al meglio con il pilastro 3a

23.02.2024

Consulenza previdenziale: 5 errori da evitare

18.01.2023
Comparis le dà il benvenuto! Login effettuato con successo.
Al conto utente