Cassa pensioni e terzo pilastro: guida per i lavoratori autonomi

I lavoratori indipendenti hanno la possibilità di scegliere. Se è vero che solo il primo pilastro è obbligatorio, sappiamo bene che le prestazioni dell’AVS non sono sufficienti per mantenere lo standard di vita in pensione. La previdenza aggiuntiva è necessaria − ma meglio optare per la cassa pensioni o il 3º pilastro?

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Lara Surber

18.01.2023

Una donna lavora al computer portatile.

iStock / Kerkez

1.La successione non sostituisce la previdenza
2.Chi è considerato veramente un lavoratore indipendente?
3.AI e AVS per lavoratori indipendenti
4.Secondo pilastro: cassa pensioni per indipendenti
5.Terzo pilastro: offerta più ampia per gli indipendenti
6.Cassa pensioni o terzo pilastro?

1. La successione non sostituisce la previdenza

Chi ha un’attività indipendente può strutturare la previdenza per la vecchiaia a piacimento. Solo i contributi nel primo pilastro sono obbligatori.

Tutte queste possibilità offrono l’imbarazzo della scelta. Purtroppo c’è anche il rischio di trascurare la previdenza per la vecchiaia. Tuttavia, è necessario trovare soluzioni previdenziali aggiuntive poiché le prestazioni dell’AVS da sole non sono sufficienti per mantenere il tenore di vita abituale dopo il pensionamento. Il calcolatore previdenziale aiuta a individuare tempestivamente le lacune previdenziali.

Alcuni lavoratori indipendenti pensano che la loro impresa rappresenti la loro soluzione di previdenza perché pensano di venderla al momento del pensionamento. Tuttavia, spesso a causa di regolamentazioni in materia di successione le cose non vanno come pianificato. 

Se l’impresa non offre più i prodotti richiesti dalla clientela, il suo valore scende rapidamente. Soprattutto nell’era in cui stiamo vivendo, in cui tutto cambia velocemente, può succedere in un attimo. E sono in particolare le piccole imprese con pochi clienti a perdere tutto il loro valore una volta che i fondatori abbandonano il timone.

2. Chi è considerato veramente un lavoratore indipendente?

Non tutti coloro che gestiscono la propria ditta sono indipendenti. La ditta è una società di capitale, come una SA o una Sagl? Allora tutti coloro che vi lavorano sono dipendenti, anche chi gestisce l’azienda o chi la possiede. 

Per l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS) risulta lavoratore indipendente chi emette fatture ai propri clienti in maniera diretta come ditta individuale, società in nome collettivo o società in accomandita. Solo in questo caso lo IAS può considerare il soggetto «lavoratore indipendente».

3. AI e AVS per lavoratori indipendenti

Anche per i lavoratori indipendenti la base della previdenza è costituita dal primo pilastro, composto dalle prestazioni dell’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), dell’assicurazione invalidità (AI) e dell’indennità di perdita di guadagno (IPG). I lavoratori autonomi pagano i contributi per conto proprio.

Non versano invece niente per l’assicurazione contro la disoccupazione (AD), però non possono nemmeno beneficiarne. In vista della pensione, comunque, gli indipendenti hanno a disposizione molte soluzioni previdenziali aggiuntive, sia nel secondo che nel terzo pilastro.

4. Secondo pilastro: cassa pensioni per indipendenti

La cassa pensioni serve per risparmiare in vista della pensione. I contributi possono essere detratti dal reddito imponibile. Se si desidera affiliarsi a una cassa pensioni come indipendente, vi sono un’infinità di modi per farlo. 

Ecco quali sono le possibilità a disposizione di un indipendente che desidera risparmiare versando contributi nel secondo pilastro:

Costituire autonomamente una cassa di previdenza

Se si impiegano collaboratori si fa esattamente la stessa cosa che fanno le società di capitale come le SA o le Sagl, ovvero si costituisce un istituto previdenziale per i propri dipendenti (nella maggior parte dei casi si tende ad affiliarsi a una fondazione collettiva). In qualità di titolari potete assicurarvi presso la stessa cassa pensioni.

Affiliarsi alla cassa pensioni della propria associazione professionale

Gli indipendenti senza collaboratori possono affiliarsi alla cassa pensioni della loro associazione professionale. Ci sono associazioni professionali con cassa pensioni per molte categorie professionali, ad esempio per i tipici lavori da indipendenti come avvocati o medici, ma anche per attori o giornalisti. Se invece l’associazione professionale a cui si appartiene non ha una cassa, ci sono anche assicurazioni che hanno fondato un’associazione proprio per questo scopo.

Aderire alla Fondazione istituto collettore LPP

La Fondazione istituto collettore LPP è un istituto di previdenza nazionale che opera su mandato della Confederazione. Accetta tutti, ma è piuttosto caro per le prestazioni che offre.

È importante fare attenzione quando si sceglie la cassa pensioni. La Fondazione istituto collettore è la scelta ideale solo per pochi. Inoltre, non tutte le associazioni professionali hanno buone casse pensioni. Prima di affiliarsi a una cassa pensioni o prima di costituire autonomamente una cassa di previdenza conviene avvalersi di una consulenza.

5. Terzo pilastro: offerta più ampia per gli indipendenti

Anche gli indipendenti possono avere un terzo pilastro. Possono investire nel pilastro 3a il 20% del reddito e detrarre dal reddito imponibile un massimo di 35’280 franchi all’anno. Questa soluzione per gli indipendenti viene spesso chiamata anche «grande pilastro 3a». 

La prerogativa per poter scegliere questa tipologia di pilastro 3a è di non essere affiliato ad alcuna cassa pensioni. Non è quindi possibile effettuare versamenti nel terzo pilastro e allo stesso tempo anche affiliarsi a una cassa pensioni. Bisogna fare una scelta.

Come indipendente in questo caso si possono scegliere gli stessi prodotti bancari o assicurativi che sono a disposizione dei dipendenti, con i relativi vantaggi e svantaggi di entrambe le soluzioni. Per maggiori informazioni date un’occhiata al nostro articolo: Pilastro 3a: banca e assicurazione a confronto

6. Cassa pensioni o terzo pilastro?

Fino a un reddito di 150’000 franchi, si può risparmiare un buon importo sulle imposte con entrambe le soluzioni. Se si guadagna di più, invece, solo una cassa pensioni offre tutte le possibilità per una previdenza di alto livello.

Anche in termini di copertura entrambi i modelli sono validi. Nella cassa pensioni sono sempre incluse prestazioni assicurative. Molte offerte delle assicurazioni nel pilastro 3a comprendono anche prestazioni in caso di incapacità al guadagno o per assicurare la famiglia. Se si sceglie una banca per il terzo pilastro ci si può comunque anche assicurare separatamente. Questa assicurazione puro rischio, tuttavia, non è detraibile dalle imposte.

Se si desidera risparmiare per la pensione più del 20% del reddito, il pilastro 3a non offre sufficiente risparmio fiscale. Questo è possibile solamente con una cassa pensioni. Inoltre, solo nella cassa pensioni sono possibili versamenti ulteriori anche per gli anni precedenti. Il livello massimo del terzo pilastro invece è fisso e viene stabilito anno per anno. Ciò significa che non si possono effettuare versamenti dopo la fine di quell’anno.

In generale, versamenti aggiuntivi e successivi sono consigliati per i lavoratori indipendenti. Spesso gli indipendenti nei primi anni di lavoro guadagnano meno dei colleghi impiegati che dispongono della stessa formazione. Di conseguenza, in questo periodo hanno anche meno possibilità di risparmiare. Se però poi l’attività va bene, conviene colmare questa lacuna, soprattutto se la lacuna deriva dal prelievo del capitale previdenziale per avviare l’attività.

Anche se si opta per una soluzione con la cassa pensioni, è bene non dimenticarsi del terzo pilastro. Tutti possono beneficiare del piccolo terzo pilastro, anche gli indipendenti con cassa pensioni.

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